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Che cosa è uno schermo, oggi?

Francesco Casetti

pp. 103-121

Nella nostra vita quotidiana, abbiamo a che fare con un numero sempre crescente di schermi. Tutti i dispositivi e media a noi più famigliari – dal computer allo smartphone, dal tablet alle screen façades – sono caratterizzati da schermi. Una tale diffusione viene a modificare la natura stessa dello schermo. Quest’ultimo non è più una superficie su cui la realtà è rappresentata con rinnovata forza e chiarezza (includendo la realtà dei sogni), come lo era attraverso il film – lo schermo non è più il luogo di una tale “epifania”, per riprendere un termine utilizzato dai primi teorici del cinema. Lo schermo dei nuovi dispositivi funziona più come un display, ovvero come un luogo su cui delle immagini che fluttuano liberamente vengono ad arrestarsi per un momento, rendendosi disponibili agli utenti, e permettendo così di essere manipolate, prima di riprendere la loro circolazione verso nuove direzioni. Non è un caso che le metafore tradizionali utilizzate per descrivere lo schermo – come finestra, specchio, quadro – sono ora sostituite da altre metafore – monitor, bacheca, muro – che sottolineano un simile processo fatto di un continuo fermarsi e ripartire. Approdato a questi nuovi dispositivi, anche il cinema ha finito per seguire la logica del display: le sue immagini appaiono ora più precarie, meno limitate dalla narrazione, e si aprono a diversi significati. Il successo crescente di film che utilizzano immagini provenienti – o che si vogliono derivanti – da archivi preesistenti è un sintomo di come anche le immagini filmiche sembrano fare parte di un tornado di immagini che di tanto in tanto si inabissa e lascia alcuni dietro di sé. In ogni caso, il punto in cui le immagini “decollano” non arriva mai in modo casuale. Un’immagine può rendersi disponibile ad una folla o a un individuo, in uno spazio pubblico o in privato, temporalmente prossima o distante rispetto agli eventi che rappresenta: in ogni caso, l’immagine assumerà diversi valori, su un piano esperienziale e politico. A lungo, il cinema ha funzionato come una sfera pubblica fondamentale, e in questo senso esso ha mostrato l’importanza della condivisione collettiva di immagini e suoni. Ora, in un regime di circolazione intensa e continua di immagini, è importante ricordare che immagini e suoni devono essere condivisi anche in un contesto in cui pubblico e situazione divengono sempre più precari.

Publication details

DOI: 10.4000/estetica.969

Full citation:

Casetti, F. (2014). Che cosa è uno schermo, oggi?. Rivista di estetica 55, pp. 103-121.

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